In cima al Col de Moi, sulle Prealpi trevigiane

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Cartografia: ZANETTI 1:30.000, foglio 4, Valdobbiadene.

Descrizione: percorso circolare che raggiunge la vetta del Col de Moi percorrendo un tratto di quella che fu l’antica strada romana Claudia Augusta Altinate (così almeno ci piace credere, senza voler esprimere un parere da storici di professione), imboccando il Troi dei Zater, toccando la dimora estiva della soprano Toti Dal Monte e facendo ritorno per il Praderadego .

Punto di partenza: parcheggio con tavolino (quota m. 590) che si trova in prossimità della fine della strada sterrata che risale il versante montuoso per circa 4 Km. Si raggiunge partendo da Valmareno: lasciata la piazza della chiesa a sinistra, dopo circa m. 50, si imbocca a sinistra la strada che risale la Val Corin. Dopo circa 2 Km, ancora sulla sinistra (indicazioni) inizia il tratto sterrato.

Difficoltà e tempi di percorrenza: comoda passeggiata che non presenta alcuna difficoltà. In circa 2 ore si giunge alla vetta del Col de Moi e in poco più di un’ora si fa ritorno all’auto.

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Data la vicinanza a casa le Prealpi trevigiane rappresentano un luogo d’elezione per le nostre escursioni (basta un pomeriggio libero): in inverno d’abitudine, visto che anche innevate consentono belle passeggiate in sicurezza (una volta evitati, quando le condizioni lo richiedono, i versanti sud in prossimità delle sommità e i canaloni di scolo); in estate quando il tempo a disposizione è poco e non si vuole trascorrerne la maggior parte in automobile per avvicinare la meta, rappresentano un’ottima soluzione. La loro altezza non è eccessiva (punto massimo poco superiore ai m. 1600), ma visto che le partenze sono spesso poste molto in basso si possono comunque superare dislivelli superiori ai mille metri. Ci si può tenere in allenamento. A noi del resto piacciono in senso assoluto, ma sappiamo che non è un giudizio obiettivo.

L’itinerario di seguito descritto è stato percorso da noi (negli anni) decine di volte: Col  de Moi (m. 1358) è un punto panoramico raggiungibile da più parti, merita la salita.

Il punto classico di partenza è posto più o meno al termine della strada sterrata che risale verso Praderadego attraversando i boschi di castagno. Lasciata l’auto nel piazzale si imbocca il sentiero 1028 assai comodo (mulattiera con ciottolato in alcuni tratti ben visibile), si risale la Val di Banche con tratti spesso assai esposti. Prima di giungere al tratto che corre sotto le pareti verticali della Croda Rossa, dopo aver oltrepassato l’inizio di quella che fu una “palestrina” di salita (ancora si vedono gli sbiaditi segni rossi che guidano lungo una ascesa di circa m. 300, tutta a balze con simpatica esposizione e 2-3  passaggi di 3° grado inferiore, e portano fino ad incrociare un sentiero che, tagliando i prati in quota, conduce anch’esso a Praderadego. Lo vedremo, caso mai, in un’altra occasione) deviamo dal percorso classico per imboccare un sentierino sulla sinistra (segnalato con incisione sulla roccia) che inizia proprio in prossimità di una curva secca a sinistra. È il Troi dei Zater, “storicamente” percorso dagli zatterieri quando facevano ritorno al bellunese dopo aver condotto lungo il Piave le zattere di tronchi fino a Falzè di Piave, dove veniva effettuato il cambio degli “equipaggi”. Risalendo ripidamente si domina dall’alto il sottostante sentiero  romano che si dipana più dolcemente. Salita la Croda Rossa in breve si giunge ad incrociare la strada forestale (la cui costruzione ha irreparabilmente danneggiato la montagna nella sua struttura, modificandone anche i profili. Utilità? Chissà. Vengono in mente solo brutte motivazioni) che dalla Val Corin arriva a Praderadego. Da qui in breve, per la strada stessa o scendendo di pochi metri e poi imboccando ancora a sinistra il sentiero 1028, si giunge a Villa Toti (m. 885), dal cui balconcino centrale ancora si immagina la cantante gonfiare il petto ed ammaliare i boscaioli con armoniosi gorgheggi.

Superata la casa si incontrano i cartelli che indicano a destra il sentiero 991 che riparte in salita per poi subito farsi più morbido nell’attraversamento di un bosco (si incontrano ruderi di casere con un bellissimo faggio). Poco dopo a destra un sentiero scende nuovamente alla strada forestale. Mantenendosi a sinistra si procede portandosi su una netta dorsale dove, prima di piegare decisamente a sinistra (tavolo e panche che agevolano la magnifica visione della valle e della catena prealpina verso Valdobbiadene) il sentiero si divide nuovamente: a destra per cengia strettissima (sicuramente divertente da percorrere) sempre verso Col de Moi o alternativamente per Forcella Foràn; a sinistra, dove andiamo noi, verso l’intersezione con il sentiero per Malga Guarnieri (segnalato) o alla cima del Colle. Superato l’incrocio per la citata Malga Guarnieri (è solo un rudere e non bisogna attendersi di poter trovare latte o formaggio) si prosegue fino a portarsi proprio sul crinale sommitale di Col de Moi esposto e ripido che si può più agevolmente salire entrando ed uscendo dal bosco di abeti posto al suo margine sinistro. In questa occasione, mentre cercavamo di fotografare con qualche effetto lo scosceso prativo che sembra precipitare nella valle, a mezza costa sotto di noi abbiamo colto la volpe che, guardinga, trotterellava verso il bosco. Siamo stati fortunati, data l’ora (saranno state le 15.30) e la stagione (metà febbraio).

Raggiungere la vetta (con croce e libro) richiede un ultimo sforzo ripagato dalla visione che si gode dalla sommità: verso sud la piana trevigiana e oltre fino al mare, quando non fanno ostacolo le nubi e i fumi, e poi a sud-ovest i colli padovani; a nord la Val Belluna e poi la corona delle Dolomiti, a nord-est il Nevegal e l’Alpago. Più vicino la Forcella Foràn, la Cima di Vallòn Scuro, Croda Val della Pila e la Cima Agnellèzze con i tracciati dei sentieri in bella evidenza (dato lo scarso innevamento).

Scendiamo velocemente, su residui di neve, dal versante nord dove per tracce (non sempre evidentissime soprattutto in estate quando la vegetazione è alta ed in inverno se la neve è alta) rapidamente raggiungiamo la Malga Gurnieri e da questa, su strada forestale, Praderadego. Ripassando da Villa Toti, seguiamo il sentiero 1028 e percorriamo interamente la strada romana, sotto i bei costoni e in vista della parete verticale che chiude la Val Corin. In breve all’auto.

Questa volta la France non è venuta con noi (in effetti l’ha fatta tante volte e se non c’è in programma la palestrina tende a ritirarsi): si è persa la volpe. Peccato per lei.

 

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Partenza dal parcheggio

Ciottolato romano

In su

La “palestrina”

Imbocco Troi dei Zater

Risalendo il Troi dei Zater

Villa Toti

Imbocco 991

Casere e faggio

 

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La cengia stretta, via alternativa

Verso la vetta

La Volpe

Verso la croce

Verso il cielo

La croce, la vetta

Cima di Vallon Scuro

Malga Guarnieri

La parete verticale che chiude la Val Corin

Col de Moi